Arrivare in Thailandia questa volta non è stato facile, la
gioia di partire con un volo serale e quindi scampare la consueta notte in
aeroporto a Malpensa, è stata sostituita da un’inquietante curiosità per il
volo Air India in ritardo di tre ore.
La Signorina al controllo biglietti,
evidentemente in una favolosa fase di pensiero positivo, è convinta che questo
non significherà perdere la coincidenza che da Delhi mi porterà a Bangkok,
nonostante la durata del transito sia proprio di 3 ore… ovviamente ha torto.
Dopo
una lunga attesa nell’aeroporto Indiano e dopo averci proposto lo stesso volo
di quello perso, ma 24 ore dopo (What??? Quasi quasi preferivo l’ottimismo
dell’hostess new age) finalmente ci riproteggono su un volo Delhi-Mumbai, in
business class…!
L’assistente che sembra il Capitano Stubing del
telefilm “Love Boat” ci porta subito un panno umido per rinfrescarci e un succo
che mi ridona vita dopo le assetate ore di attesa.
Mi sistemo comodamente,
iniziando a schiacciare tutti i tasti del poggiabraccia per vedere cosa
muovono, e rido da sola.
... Poi noto alla mia destra una signora che mi guarda con
faccia inorridita e si copre il volto con un velo (avrò sbagliato destinazione?).
...E alla mia sinistra quello che immagino essere un pilota della linea aerea che
torna a casa, vestito tutto lindo e profumato con la sua bella uniforme bianca
che fa spiccare ancora di più gli scuri tratti indiani… anche lui mi fissa come
se avesse visto un alieno.
Al chè finalmente prendo coscienza del fatto che sono in una
costosissima business class, vestita con gli stessi ormai non più profumati (oh
my god!) vestiti da più di due giorni, che definirei abbigliamento da
battaglia (Jeans consumati, scarpe da ginnastica, felpa legata in vita, t-shirt)
e comprendo gli sguardi straniti degli altri passeggeri. Che ridere.
Altra sosta in india a Mumbai, e poi, con 12 ore di ritardo (per fortuna in ottima compagnia di una coppietta davvero deliziosa, miei compagni di sventura da Delhi in poi),
alle 7.30 di mattina arrivo a Bangkok. Ben due ore nel traffico per arrivare a
Kao San Road, la via che di solito uso come base quando arrivo in città. Ma
cosa faccio ora? La notte ormai è persa, non voglio restare troppo perché è una
città estremamente pesante per me. Prendo una stanza per qualche ora per
riposare e fare una doccia, e alle 18:00 eccomi di nuovo in viaggio con il bus
notturno da Bangkok a Chumphon per prendere, all’alba, il traghetto che mi porterà alla mia prima
destinazione. Koh Phangan.
Viaggio da incubo, bus vecchissimo addobbato come un albero di natale, aria condizionata a palla,
un’orribile puzza proveniente dal piccolo WC che con il passare delle ore
aumentava. Tutto regolare come i tanti spostamenti già fatti in thailandia in
passato.
Arriviamo al piccolo porto di Thong Sala a Koh Phangan, io
fiera del mio bagaglio a spalla di soli 10kg scendo per prima senza dover
passare nella ressa delle valige ammassate, tranquilla come se stessi entrando nel salotto di casa mia, e un po' così mi sento.
Un omino thai mi
viene incontro offrendomi il suo taxi, che viene fuori essere una moto, e mai
come ora sono felice di poterne approfittare grazie ad uno zaino così poco
ingombrante. Così nel giro di pochi minuti eccomi sfrecciare con il mio amico centauro
(faremo si e no i 30 km orari) verso la mia meta dove, sono sicura, troverò la
salvezza dell’anima.?.
Ed eccomi finalmente vicino al villagio di Sri Tanu, all’Orion Healing Center, dove resterò per i prossimi 10 giorni per digiunare e
ripulirmi dal grigiore della città e di ricordi non più utili.
Una struttura centrale dove si trova il piccolo ristorante con cuscini ed amache su cui impigrirsi nei caldi pomeriggi Thailandesi, palme, graziosi bungalows perfettamente integrati nel paesaggio, una pagoda per lo yoga. Magnifico.
Le giornate trascorrono serene, intervallate dagli
appuntamenti per il latte di cocco, o il brodo, o gli integratori, o la pulizia
del colon… che gioia… e nell’aria si ascolta sempre una lieve musica che arriva
dai momenti di meditazione o dalle lezioni di yoga.
E tutto si muove così, lento, tranquillo, cullato dal vento e dal rumore delle leggerissime onde, dal volo degli insetti, dal canto degli uccelli. L’italia, la città, la realtà degli ultimi 38 anni, sono ancora una volta molto lontane, e ancora una volta mi sembra impossibile essere la persona che vive quella vita che conosco ed anche la persona che vive questa strana vita parallela.
Del resto come ogni cosa nella vita.
Per vedere tutte le foto di Koh Phangan clicca qui: ALBUM
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Leggi anche: Diario di viaggio e di un Sogno: Thailandia - India 2007
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