Koh Phangan, Thailandia, 2 Marzo 2015

Arrivare in Thailandia questa volta non è stato facile, la gioia di partire con un volo serale e quindi scampare la consueta notte in aeroporto a Malpensa, è stata sostituita da un’inquietante curiosità per il volo Air India in ritardo di tre ore. 

La Signorina al controllo biglietti, evidentemente in una favolosa fase di pensiero positivo, è convinta che questo non significherà perdere la coincidenza che da Delhi mi porterà a Bangkok, nonostante la durata del transito sia proprio di 3 ore… ovviamente ha torto. 
Dopo una lunga attesa nell’aeroporto Indiano e dopo averci proposto lo stesso volo di quello perso, ma 24 ore dopo (What??? Quasi quasi preferivo l’ottimismo dell’hostess new age) finalmente ci riproteggono su un volo Delhi-Mumbai, in business class…!

Salgo sul volo, mi sembra di essere una bambina che esce di casa per la prima volta, i sedili sono ampi e si allungano come letti, la coperta e il cuscino non mi fanno venire i capelli elettrici e nell’aria c’è qualcosa che… profumo?! 

L’assistente che sembra il Capitano Stubing del telefilm “Love Boat” ci porta subito un panno umido per rinfrescarci e un succo che mi ridona vita dopo le assetate ore di attesa. 

Mi sistemo comodamente, iniziando a schiacciare tutti i tasti del poggiabraccia per vedere cosa muovono, e rido da sola.
... Poi noto alla mia destra una signora che mi guarda con faccia inorridita e si copre il volto con un velo (avrò sbagliato destinazione?). 
...E alla mia sinistra quello che immagino essere un pilota della linea aerea che torna a casa, vestito tutto lindo e profumato con la sua bella uniforme bianca che fa spiccare ancora di più gli scuri tratti indiani… anche lui mi fissa come se avesse visto un alieno.

Al chè finalmente prendo coscienza del fatto che sono in una costosissima business class, vestita con gli stessi ormai non più profumati (oh my god!) vestiti da più di due giorni, che definirei abbigliamento da battaglia (Jeans consumati, scarpe da ginnastica, felpa legata in vita, t-shirt) e comprendo gli sguardi straniti degli altri passeggeri. Che ridere.

Altra sosta in india a Mumbai, e poi, con 12 ore di ritardo (per fortuna in ottima compagnia di una coppietta davvero deliziosa, miei compagni di sventura da Delhi in poi), alle 7.30 di mattina arrivo a Bangkok. Ben due ore nel traffico per arrivare a Kao San Road, la via che di solito uso come base quando arrivo in città. Ma cosa faccio ora? La notte ormai è persa, non voglio restare troppo perché è una città estremamente pesante per me. Prendo una stanza per qualche ora per riposare e fare una doccia, e alle 18:00 eccomi di nuovo in viaggio con il bus notturno da Bangkok a Chumphon per prendere, all’alba, il traghetto che mi porterà alla mia prima destinazione. Koh Phangan. 

Viaggio da incubo, bus vecchissimo addobbato come un albero di natale, aria condizionata a palla, un’orribile puzza proveniente dal piccolo WC che con il passare delle ore aumentava. Tutto regolare come i tanti spostamenti già fatti in thailandia in passato.

Arriviamo al piccolo porto di Thong Sala a Koh Phangan, io fiera del mio bagaglio a spalla di soli 10kg scendo per prima senza dover passare nella ressa delle valige ammassate, tranquilla come se stessi entrando nel salotto di casa mia, e un po' così mi sento. 

Un omino thai mi viene incontro offrendomi il suo taxi, che viene fuori essere una moto, e mai come ora sono felice di poterne approfittare grazie ad uno zaino così poco ingombrante. Così nel giro di pochi minuti eccomi sfrecciare con il mio amico centauro (faremo si e no i 30 km orari) verso la mia meta dove, sono sicura, troverò la salvezza dell’anima.?.


Ed eccomi finalmente vicino al villagio di Sri Tanu, all’Orion Healing Center, dove resterò per i prossimi 10 giorni per digiunare e ripulirmi dal grigiore della città e di ricordi non più utili.

Come ricordavo dall’ultimo viaggio qui di due anni fa, è un luogo bellissimo in riva ad un mare così cristallino da sembrare una piscina, circondato da una natura verde e ancora selvaggia a pochi minuti dal paese semi deserto.


Una struttura centrale dove si trova il piccolo ristorante con cuscini ed amache su cui impigrirsi nei caldi pomeriggi Thailandesi, palme, graziosi bungalows perfettamente integrati nel paesaggio, una pagoda per lo yoga. Magnifico.

Inizio il digiuno, che è meno difficile e meno pesante di quanto uno possa aspettarsi, sarà che lo fanno quasi tutti e come si dice: mal comune...
Le giornate trascorrono serene, intervallate dagli appuntamenti per il latte di cocco, o il brodo, o gli integratori, o la pulizia del colon… che gioia… e nell’aria si ascolta sempre una lieve musica che arriva dai momenti di meditazione o dalle lezioni di yoga.

E tutto si muove così, lento, tranquillo, cullato dal vento e dal rumore delle leggerissime onde, dal volo degli insetti, dal canto degli uccelli. L’italia, la città, la realtà degli ultimi 38 anni, sono ancora una volta molto lontane, e ancora una volta mi sembra impossibile essere la persona che vive quella vita che conosco ed anche la persona che vive questa strana vita parallela.

Anche questa volta, come spesso mi è successo con la Thailandia, non so con chiarezza perché sono qui, sapevo solo che dovevo venire, cosa porterà lo scoprirò nelle prossime settimane, ma un giorno alla volta.
Del resto come ogni cosa nella vita.

Per vedere tutte le foto di Koh Phangan clicca qui: ALBUM

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Leggi anche: Diario di viaggio e di un Sogno: Thailandia - India 2007


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