Tante volte ne ho scritto, ma mai veramente, non so che idea vi siate fatti dello scenario di questo mio diario di viaggio, credo che molti si siano creati nella mente il proprio posto ideale.
Perché quando si parla di sogni tutti scopriamo che, chi in maniera conscia, chi inconsciamente, ma ripeto tutti, abbiamo nel cuore un posto che chiamiamo paradiso.
Per qualcuno è una spiaggia incantata con palme da cocco, per altri un hotel a cinque stelle, per altri ancora un'immacolata pista da sci. Non cambiate queste immagini nella storia, perché se anche le parole sono le mie so che l'avete fatta vostra, e tale deve rimanere.
Vi voglio però parlare della mia Chiang mai perché è davvero doveroso farlo, perché ho scoperto che il paradiso non è un posto perfetto, una natura incontaminata, un'immagine da cartolina. Il paradiso è uno stato fisico e mentale, ed è fatto di sogni si, ma i sogni degli uomini non degli dei, con tutti i loro vizi, i loro dubbi, le loro paure, no, il paradiso non è perfetto e perciò è paradiso, perché in questo luogo tutto viene accettato, ognuno con la propria identità, con la propria stravaganza, con la propria diversità.
Perché quando si parla di sogni tutti scopriamo che, chi in maniera conscia, chi inconsciamente, ma ripeto tutti, abbiamo nel cuore un posto che chiamiamo paradiso.
Per qualcuno è una spiaggia incantata con palme da cocco, per altri un hotel a cinque stelle, per altri ancora un'immacolata pista da sci. Non cambiate queste immagini nella storia, perché se anche le parole sono le mie so che l'avete fatta vostra, e tale deve rimanere.
Vi voglio però parlare della mia Chiang mai perché è davvero doveroso farlo, perché ho scoperto che il paradiso non è un posto perfetto, una natura incontaminata, un'immagine da cartolina. Il paradiso è uno stato fisico e mentale, ed è fatto di sogni si, ma i sogni degli uomini non degli dei, con tutti i loro vizi, i loro dubbi, le loro paure, no, il paradiso non è perfetto e perciò è paradiso, perché in questo luogo tutto viene accettato, ognuno con la propria identità, con la propria stravaganza, con la propria diversità.
Chiang mai. Città, paese, chi lo sa, niente a che vedere con Bangkok, niente palazzoni alti o centri commerciali infiniti, non quello smog che ti ottura occhi e pori, non quel traffico così caotico da non consentirti nemmeno di sentire i tuoi pensieri.
Il centro si trova all'interno di quelle che un tempo erano mura su base quadrata, ma una volta cadute, per continuare a mantenerne l'idea, è stato costruito un perimetro d'acqua che corre tutto intorno sui quattro lati e, anche quando fa caldo, ma caldo davvero, camminare accanto a quello specchio liquido da un po' di sollievo.
Orientarsi è facile, anche per chi come me non ha assolutamente senso dell'orientamento, se ti perdi basta seguire tutto il perimetro e prima o poi arrivi in un punto che conosci. Che sensazione dolce, sapere che qualunque cosa accada prima o poi la strada la ritrovi sempre..
Ogni punto della cittadina è raggiungibile a piedi, le strade sono piane, non è quindi faticoso percorrerle, e solo poche vie sono molto trafficate. Poi non si capisce come mai, ogni tanto sui marciapiedi già stretti, spunta una cabina del telefono, un idrante, o qualcosa che ti ostruisce completamente il passaggio, ma a chi cavolo è venuto in mente di metterlo proprio lì? E devi quindi scendere in strada con il rischio di essere messo sotto da tuk tuk, motorini rumorosissimi, taxi comuni, o biciclette pirata, perché qui guidano tutti, ma proprio tutti, come matti e non si fermano nemmeno ai semafori.
Le case sono basse, ad ogni porta un bar, un pub, una guest house. Mercatini e venditori con le loro mini bancarelle.
A Chiang mai turisti, tailandesi, cani, gatti, stranieri che si sono ormai stabiliti in pianta stabile, monaci, cinesi, tutti convivono perfettamente, nessuno si sente di troppo o padrone.
L'energia è quella sottile e luminosa dei sorrisi delle persone, e tutti, dopo pochissimo, ne sono contagiati, la realtà con i suoi problemi sembra appartenere ad un altro universo.
Qui tutto è facile, tutto è a portata di mano, qui le persone ti sorridono senza motivo, perché hanno tanti di quei sorrisi dentro che uno dopo l'altro saltano fuori perché da qualche parte devono pur uscire- E così l'americano, come il tedesco, come il russo, come l'italiana, come la ragazza thai, te lo sbattono in faccia come il solletico di una piuma, questo sorriso che avanza, e tu sorridi e non ti chiedi come mai è così normale e come mai tante volte sei tu la prima a farla volare quella piuma d'ala.
Libertà, questo si respira, ognuno è troppo occupato a stare bene per perdere tempo a fare stare male qualcun'altro, criticando, condannando, impicciandosi degli affari altrui, come facciamo noi troppo spesso a casa perché siamo così preoccupati di distrarci dai nostri problemi che vogliamo crearne agli altri cosi tutti insieme nella cacca si sta meglio.
Felicità. A Chiang mai sono stata felice, tanto. Felicità. Qui ho scoperto cos'è. Felicità non è non avere problemi, felicità non è svegliarsi ogni mattina con il cuore leggero, felicità non è un pacchetto che qualcuno ti regala e tu devi solo scartarlo, felicità non è sapere che tutto va bene e che andrà sempre bene, no.
Ho scoperto che essere felici è il più duro e il più impegnativo dei lavori, è svegliarsi ogni mattina sapendo che la vita non è perfetta e cercare nonostante tutto in se stessi la forza e la voglia di risolvere i problemi, la tenacia di voler vedere una via di uscita anche quando c'è tanto fumo da non riuscire nemmeno ad intravedere le proprio scarpe. Perché è vero che nel mio diario ho sempre e solo parlato di esperienze meravigliose ma ovviamente non ci sono state solo quelle.. Ci sono stati anche momenti duri, ma di quelli è inutile parlare, perché forse i sorrisi bisogna riportarli alla mente, le ferite invece lasciano cicatrici, non serve ricordarle.. ma felicità è anche questo, guardare le proprio cicatrici con amore perché per ogni segno hai imparato qualcosa, per ogni lacrima hai scoperto di poter essere felice.
Felicità è' fiducia, è crederci davvero, anche quando siamo stanchi, quando siamo stufi, ma credere che quel sogno che si intravede all'orizzonte è vero e che anche quando sembra allontanarsi è ancora lì ed invece di rinunciare dobbiamo correre più in fretta e sudare di più, non fermarci.
E' tanto facile a volte, pensare che se hai fame tutto sommato ti puoi accontentare di bere.
NON E' COSI'!
Se sai cosa vuoi devi avere il coraggio di lottare per quello, ed invece tante volte cosa facciamo? Arriviamo a tanto così, possiamo quasi toccarla la felicità, l'abbiamo aspettata tanto a lungo, mesi, immaginata tanto a lungo, ci abbiamo pianto, ci abbiamo riso, ne abbiamo disegnato il viso e il profumo, ne abbiamo immaginato il calore, eccola, è lì.. ma siamo troppo vigliacchi, troppo spaventati, troppo intossicati e avvelenati dalle bugie del mondo da credere che possa essere vera. E così ci convinciamo che stiamo perdendo tempo, che abbiamo perso mesi ad aspettare, e quando siamo a tanto così distruggiamo tutto, così almeno sono io che decido non lei, così almeno non rimango deluso se non era perfetta la felicità (tanto non lo scoprirò mai perché non ho avuto il coraggio di guardarla in faccia) e allora anche se ho fame mi accontento di bere che intanto nello pancia qualcosa metto..
E si, essere felici è il più duro dei lavori. Essere felici è cos solo per chi ha coraggio, il coraggio di vedere se il sogno può diventare realtà, e se poi non è così ho ancora una vita per sognare, ma intanto non ho rimpianti. Ho ancora fame è vero, ma non mi sono riempito la pancia d'acqua per non sentire il vuoto e così il mio sogno l'ho lasciato sfuggire e me ne sto con la mia borraccia sempre a portata di mano che non si sa mai che mi venga ancora fame, ancora voglia di sognare..
Felicità. E' partire con la speranza, ogni giorno, che chi ami ti aspetterà e che non si accontenterà di bere, perché come te ci crede e ha il coraggio di essere felice, e non rinuncia una settimana prima solo perché si trova una bottiglia d'acqua a portata di mano, e non si sa mai, tanto bevo, tanto sto bene per un'oretta. E poi quando la felicità arriva sentirsi un idiota perché non si ferma più alla tua porta, e perché dovrebbe? "potevi aspettare, avere ancora un po' di pazienza, ancora un po' di coraggio", ti dici. Ma lo sapevi anche prima, solo che il coraggio non l'hai avuto, e ti senti mortificato, e vuoto, guardi la tua borraccia, hai ancora fame, NE VALEVA DAVVERO LA PENA?? La risposta la sai, ma la sapevi anche prima, ti piace tanto mortificarti in fin dei conti, così poi hai un motivo per lamentarti e per crederci ancora meno la prossima volta. Un camion di borracce.
Perché felicità è accettare che la vita non sia perfetta, e che nonostante questo è ugualmente meravigliosa, che non è il regalo che qualcuno ci fa ma è una decisione che prendiamo ogni giorno, perché sembra assurdo dirlo ma in fondo tutti sappiamo che essere infelici è molto più facile. E' molto più facile convincersi che la vita fa schifo, che tutto va male, non provare nemmeno perché intanto non c'e speranza, e quando ovviamente va male perché ci hai pensato tu a rovinare tutto, ti dici: "eh lo sapevo!" e si, è molto più facile essere infelici.. che avere il coraggio di soffrirsela questa felicità..
ma chiediti:
vale la pena perdere tutto PER LA PAURA DI PERDERE TUTTO???!!!??
felicità e infelicità si inseguono sempre ...l'una a ridosso dell'altra......bello quello che scrivi
RispondiElimina